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Lavori in tempo di crisi: l’hobbista

Lunedì 23 Marzo 2015
Annalisa Aloisi

C’erano una volta l’artista, il pittore, lo scultore, il gioielliere, la sarta. Oggi ci sono ancora, la loro professionalità è indiscutibile e indispensabile. Ma nel sottosuolo un nuovo popolo si sta svegliando. Sono gli hobbisti.

Coloro che con la loro passione reinventano il mondo, lo migliorano molto spesso, creano qualcosa di nuovo, e lo fanno bene perché spinti soprattutto dalla passione e dal piacere puro e semplice. Sono coloro che snobbano i prodotti industriali e le grandi catene, per fare le cose con le loro mani, sono pionieri di un mondo fai da te, più semplice e più green, in cui conta di più ciò che fai con passione, di ciò che possiedi grazie ai soldi.

Fare di un hobby un lavoro si può? A quanto pare sì, anzi, a volte non c’è alternativa. La crisi economica è stata sicuramente per molti un periodo molto, molto duro da superare, alcuni ancora combattono ogni giorno per arrivare a fine mese. Per alcuni, forse non abbastanza, ma comunque per un buon numero di persone, la crisi si è trasformata in opportunità.

Sebastiano Zanolli ha ben espresso questa spinta all’azione nel suo libro “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis, cosa fare quando tutto sembra non funzionare?” (Franco Angeli editore), un libro che racchiude tutto il suo pensiero, un po’ la sua storia, il suo punto di vista, perché no, anche sulla crisi economica.

Come dice Zanolli: “La pancia piena, la sicurezza, non pungolano e non fanno scattare alcuna molla motivazionale”. E ancora “Ora bisogna decidere: chi fa che cosa ed entro quando. E ricordarsi che è nei momenti di crisi che di norma viene fuori il meglio di noi. È in questi momenti che scopriamo nuovi talenti che non pensavamo di avere.” 

Questo è il mondo strano ed entusiasmante in cui si trova chi, di fronte al vuoto lavorativo, decide di reinventarsi, di orientarsi verso qualcosa che appassiona, di adoperare le proprie capacità per ripartire da zero. No, non è facile, ma si può.

A me è successo. Dopo qualche anno da impiegata, perfino nel pubblico (e che non si dica che una volta che entri nel pubblico non ne esci più, sei sistemato a vita, non è più così!), mi sono ritrovata a casa, priva di un’identità lavorativa. Scrivere mi piaceva, non avevo un blog, un po’ ignoravo il mondo del web, ma adoro scrivere.

Ora scrivere è il mio lavoro. Ho dovuto imparare cose nuove, ripartire da zero, accettare di fare un lavoro senza certezze, dimenticando il mondo lavorativo che conoscevo prima. Devo studiare, ogni giorno cambia qualcosa. No, non è stato semplice perché il tuo modo di pensare il lavoro deve cambiare dalle basi. Ma si può. Scrivere era un hobby, ora è un lavoro.

Ma il mondo degli hobbisti è molto più di questo. Un hobby, per definizione, è un’attività piacevole che si fa nel tempo libero, che non ha scopo di lucro, ma che ha lo scopo di darci grandi soddisfazioni a livello personale ed emotivo. Ma chi l’ha detto che non possa darci anche di che vivere? C’è chi lavora all’uncinetto, chi crea meravigliosi gioielli e bijoux, chi crea meravigliosi mondi con le perline, chi intaglia il legno o fa piccoli lavori di falegnameria, chi reinventa piccoli (e grandi mobili), chi cucina e decora torte.

Possiamo guadagnare con le nostre passioni? Ci sono delle regole da seguire, e figuriamoci. Piuttosto rigide purtroppo, almeno all’inizio del nostro nuovo lavoro. Gli hobbisti possono vendere le loro creazioni sul web, sui siti internet di compravendita tra privati. Subito.it, Ebay sono solo i due più famosi, ma anche Alittlemarket sta diventando una piattaforma piuttosto interessante.

Chiaramente si possono ricevere ordini su commissione e soprattutto si può partecipare ai mercatini. La regolamentazione dei mercatini è regionale ma ci sono alcune caratteristiche comuni a cui gli hobbisti devono stare attenti

Nel 2013 è stato proposto un progetto di legge per regolamentare ulteriormente un mercato che sta diventando sempre più importante. Per partecipare ai mercatini gli hobbisti devono richiedere un tesserino al proprio Comune di residenza, pagandolo 200€ per la partecipazioni a 10 manifestazioni l’anno, per un massimo di due anni ogni cinque.

Saranno i Comuni ad organizzare tali mercatini, salvo poi affidarne l'esecuzione a terzi, ma assicurando la rotazione dei partecipanti anche sulla base della partecipazione a manifestazioni precedenti. All’atto della vidimazione del tesserino ciascun hobbista dovrà fornire un elenco dei beni esposti e il relativo prezzo, fino ad un limite di 1000€. Questo a grandi linee, ma già sembra, vero, il percorso burocratico all’italiana? 

Insomma questa è la base di partenza. E chi, se non i limiti che poniamo a noi stessi, ci impedisce di fare di questa nostra propensione a creare un’attività redditizia? Forse poi arriverà il giorno in cui i limiti imposti all’hobbista ci staranno stretti, avremo bisogno di aprire partita iva, il nostro giro diventerà sempre più ampio, forse avremo bisogno di un aiuto pratico. E cosa c’è di meglio che lavorare facendo ciò che ci piace di più?

Dicono che quando un hobby diventa lavoro perde il suo fascino, entra nella routine, diventa appunto lavoro, nella sua accezione negativa. Ma questo lo dicono coloro che, insoddisfatti della propria vita lavorativa, non ne vedono una via d’uscita. Grazie al Cielo conosco persone che lavorano grazie alle loro passioni e a cui il lavoro non pesa, neppure nei weekend, a volte neppure in ferie.

Il nostro progetto a breve? Investire qualche decina di euro nella lavorazione e stampa di alcune delle più belle fotografie di mio marito, fotografo per passione, e puntare alla vendita sul web. Avrà successo? Chissà, il rischio non è alto, economicamente, la sfida è interessante. Iniziare a camminare è l’unico modo per scoprire dove portano le strade che percorriamo e i bivi che la vita ci propone.