Montagna ecosostenibile: i consigli di Mercatopoli!
Durante i mesi invernali il desiderio di trascorrere qualche giorno rigenerante in montagna coinvolge un po’ tutti. In coppia, in famiglia, da soli o in compagnia, la voglia di respirare aria pulita e passare un po’ di tempo immersi in una natura incontaminata ha un potere incredibile: rasserena, dona energia, fa stare bene e rigenera corpo e spirito.
Eppure, appena si arriva presso le più note stazioni sciistiche c’è qualcosa che non rappresenta esattamente l’idea più comune di natura incontaminata: pensiamo agli impianti di risalita, ai cannoni sparaneve, alle montagne “modificate” per far posto alle piste da sci. Non condanniamo con questo chi sceglie uno sport come lo sci da discesa o lo snow board, né tantomeno coloro che abitando queste terre “difficili” hanno investito nel turismo invernale offrendo servizi all’avanguardia.
Tuttavia, di questi tempi alcune cose stanno cambiando: c’è una sempre maggiore attenzione agli equilibri della natura, lo sviluppo sostenibile è diventato una priorità nelle agende politiche (non sempre, ma ora di più) e le persone un po’ alla volta stanno acquistando una maggiore consapevolezza rispetto alle tematiche inerenti l’ecologia, gli stili di vita sostenibili, l’impatto ambientale e l’impronta ecologica. Il futuro è già qui e sono sotto gli occhi di tutti gli allarmi relativi allo spreco di energie, al consumo esagerato di acqua e territorio.
Il turismo invernale può essere sostenibile? Come è possibile abbassare l’impronta ecologica di tutta la filiera turistica dei più bei luoghi di villeggiatura invernale italiani?
Il fragile equilibrio della montagna può e deve essere rispettato e in questo caso vale la domanda più dell’offerta. Se i turisti chiedono più percorsi con le ciaspole o con le slitte e meno impianti di risalita forse piano piano gli albergatori, le aziende di promozione turistica, le scuole di sci si attrezzeranno per dare servizi in tal senso. Se i genitori accompagnano i loro figli al corso di sci da fondo, forse un domani avremo più sciatori fondisti ai quali gli impianti di risalita in genere non servono e il cui impatto sulla montagna è inferiore. Se ci abituiamo a sciare solo quando e dove c’è neve naturale, forse limiteremo il consumo di risorse idriche causato dai cannoni sparaneve: sapevate che per un metro quadrato di neve servono duecento litri d’acqua? Inutile limitare il consumo di carne o diventare vegetariani per rispettare l’ambiente se poi usufruiamo di questi servizi che possono essere divertenti, possono aver permesso a chi lavora nel settore di migliorare le proprie condizioni economiche, ma che ora non sono più sostenibili.
L’ecoturismo invernale sta trovando una buona diffusione in molte località italiane ed europee e solo diffondendo informazioni e notizie relative a esso possiamo piano piano abituarci all’idea e cambiare la nostra prospettiva, chiedendo qualcosa di diverso al nostro tour operator di fiducia, all’amico albergatore o al maestro di sci di nostro figlio. Perché solo sperimentare qualcosa di diverso ci permette di scoprire che il piacere della montagna non è artificiale, ma qualcosa di aderente e vicino alla natura.