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#IceBucketChallenge a me piace. E funziona!

Mercoledì 27 Agosto 2014
Stefania D'Elia

Cosa centrano le secchiate d’acqua gelata con la SLA? Nulla, eppure funziona. C’è chi dice che la #IceBucketChallenge è una cavolata pazzesca, chi dice che è uno spreco di acqua, c’è a chi proprio non piace. Insomma: non piace a nessuno. Eppure, come i cinepanettoni dei Natali nostrani, continua a furoreggiare.

Perché? A me sinceramente (a differenza dei cinepanettoni) piace. Si, è vero, si spreca acqua, ma sempre meno di quella buttata per i classici gavettoni di Ferragosto. E’ vero, qualcuno lo fa solo per farsi vedere, ma lo sono anche i selfie dal dentista, per strada, la mattina appena svegli e quelli con il vestito nuovo.

E’ immorale parlare di un problema così serio in modo goliardico? Forse. Ma preferisco avere la bacheca intasata da amene secchiate di acqua piuttosto che scene di bambini e animali maltrattati che, sinceramente, mi tolgono il sonno e mi fanno stare male.

Si è trovato un modo allegro per parlare di una cosa che allegra non è, penso che sia una cosa positiva perché permette alle persone di avvicinarsi ad un problema che altrimenti ignorerebbero. Quanti si fermano a guardare il video di una persona immobilizzata su una sedia a rotelle? Quanti invece si fermano a guardare, commentare e condividere una vivace secchiata d’acqua? Ingiusto? Sicuramente. Eppure umano.

Si sono criticate le donazioni per la causa, c’è chi si chiede se chi si tira una secchiata in testa abbia poi effettivamente donato qualche euro per la ricerca. C’è chi critica chi ha donato troppo poco, chi dice che la beneficenza non è una cosa da sbandierare ma va fatta nell’intimità domestica. Io mi chiedo: ma la gente che critica quand’è che ha donato qualcosa per qualsiasi causa? (che non sia il 5x1000 della dichiarazione dei redditi?). Non ho grossa simpatia per la Litizzetto, neanche grossa antipatia per la verità è semplicemente una persona talmente distante da me dalla mia realtà e dal mio modo di essere che semplicemente non me ne curo. La beneficenza è un fatto privato, come dicono i più, ha partecipato a un gioco e ha donato quanto il gioco ha richiesto, fa altro nella vita? Me lo auguro sinceramente, visto che ne ha le possibilità, ma questa è un’informazione che non rientra nelle mie priorità.

Senza la #IceBucketChallenge non avrei mai pensato di scrivere un articolo sulla SLA, e se una secchiata di acqua è un prezzo da pagare per portare alla luce una malattia terribile e spesso ignorata, ben venga.

Prima di scrivere questo articolo mi sono informata, ho chiesto a chi, con malattie degenerative ci convive, e sono contenti di questa iniziativa: finalmente hanno avuto un’opportunità di uscire dall’ombra.

La #IceBucketChallenge è divertente, ma non è un gioco, perché la SLA è una cosa seria. Per quello che mi riguarda, sono stata nominata e ho fatto una piccola donazione, l’avrei fatto senza lo stimolo del #IceBucketChallenge? Probabilmente no, anzi, sicuramente no. Cattiveria? Solo la vita di ogni giorno che fagocita ogni pensiero e troppo spesso ci impedisce di pensare anche agli altri.

Per saperne di più sulla SLA




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