La Smog Art di Alessandro Ricci: respirare l’arte
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La Smog Art di Alessandro Ricci: respirare l’arte

Lunedì 15 Settembre 2014

Firenze, la città d’arte per eccellenza che tutto il mondo ci invidia, culla di grandi artisti di ogni epoca. Adoro Firenze. Qui l’arte si respira in ogni strada, in ogni angolo… letteralmente!

Alessandro Ricci, un giovane eco-artista fiorentino, deve aver preso alla lettera questo modo di dire perché lui dipinge le sue tele proprio con ciò che respiriamo, lo smog. E con lo smog, con le polveri che avvolgono Firenze, crea quadri bellissimi e suggestivi.

All’inizio si è trattato di una provocazione, stanco di respirare ogni giorno lo smog di una grande città, di uscire di casa e sentire la puzza degli scarichi. Poi la sua smog art è diventata sempre più elaborata e importante.

Armato di cotone idrofilo e acqua ogni giorno raccoglie tra Firenze e Scandicci la materia prima della sua arte. Passando il cotone umido su tapparelle, infissi, pareti e anche monumenti e statue riesce a produrre opere di grande significato.

"Lo smog lo prendo solo dalle superfici senza pigmenti, dove non ci sono vernici che si scrostano… dalle pietre più pulite, quelle che stanno più in alto… anche la cacca dei piccioni sto attento a non prenderla… quello che uso è tutto smog autentico, non ci sono mescolati altri tipi di sporco… sono solo le polveri che si depositano dall'aria…anche dalle "persiane" di plastica si può raccogliere un sacco di smog…" dichiara l’artista in un intervista di qualche anno fa.

Paesaggi urbani, soggetti astratti o paesaggi industriali onirici e oscuri. Come riesce a ottenere diverse sfumature per dare alle opere tale spessore? La sua tecnica è molto simile a quella del carboncino. Utilizza il cotone idrofilo sporco di polveri cittadine come una matita, un carboncino, un pennello.

Ma attenzione, non tutte le polveri sono uguali. Diverse zone della città forniscono polveri totalmente diverse. In una strada stretta e molto trafficata riuscirà a ricavare polveri che renderanno neri più intensi. Strade ampie o meno trafficate gli forniranno diverse sfumature di grigio. Una tecnica sicuramente interessante e affinata in anni di tentativi e ricerche, armato di scala e cotone ad osservare da vicino la sua amata città.

Ma ovviamente non è solo questo. Osservando soprattutto i suoi quadri astratti ne ricaviamo una sensazione caotica e a volte opprimente di una società schiacciata in un mondo urbano rumoroso e nebuloso. Labirintiche stradine di città velate da nubi di smog, dedali di tubature, tubi di scappamento e volute di fumo che vanno dal nero più profondo a tutte le sfumature di grigio che sembrano urlare dalla tela “Ecco cosa finisce nei nostri polmoni!”.

E nei surreali sfondi industriali ecco spuntare un sistema di lavoro che non rispetta l’uomo ne tantomeno il mondo in cui vive. Una visione drammatica a tratti, alleggerita dagli scorci romantici dei vicoli di Firenze, ma che scuote le coscienze di chi l’ammira e che inizia a farsi delle domande. Domande scomode forse. Chi vorrebbe rinunciare all’auto, alla comodità, ai prodotti industriali? Ma siamo sicuri sia davvero un bene per noi?

Questo il messaggio di un artista sicuramente particolare ma di grande effetto. Crediamo forse di poter lavare le nostre coscienze un giorno? Le tele di Alessandro Ricci ci smentiscono. Una volta lavata la tela non torna pulita, resta un’ombra indelebile, una realtà a cui non sfuggiamo mai.

Il potere di cambiare però lo abbiamo ancora noi. Come in tutte le cose neppure l’inquinamento è un male inevitabile a cui bisogna rassegnarsi. E ben vengano gli artisti provocatori e originali come Alessandro Ricci