Decrescita: come e perchè cambiare il nostro stile di vita
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Decrescita: è ancora possibile cambiare!

Giovedì 29 Gennaio 2015
Annalisa Aloisi

“Si parla di sviluppo sostenibile, ma che cosa ci frulla in testa? Il modello di sviluppo e di consumo è quello attuale delle società ricche?

Di nuovo mi sono chiesto cosa succederebbe a questo pianeta se gli indiani avessero lo stesso numero di auto per famiglia che hanno i tedeschi. Quanto ossigeno ci resterebbe da respirare? Il mondo ha forse oggi risorse sufficienti per far sì che 7-8 miliardi di persone possano avere lo stesso livello di consumo e spreco che hanno le più opulente società occidentali? O dovremo forse fare un altro tipo di ragionamento? (…)

Ma se consumo la mia vita lavorando senza sosta per consumare sempre di più, aggredisco il pianeta e per mantenere quel consumo dovrò produrre sempre di più cose che durano sempre meno. (…) Siamo in un circolo vizioso, ci sentiamo costretti a mantenere una civiltà usa e getta. Questi sono problemi di carattere politico e ci stanno dicendo che bisogna iniziare a lottare per un’altra cultura” (Mujica, Presidente dell’Uruguay).

Da qualche anno si fa strada in modo sempre più insistente un nuovo movimento, una nuova scuola di pensiero. Prima in sordina, poi rialzando la testa alle critiche degli economisti, infine infiltrandosi nel quotidiano. Siamo ancora lontani dalla sua affermazione globale, ma il movimento per la decrescita non possiamo più ignorarlo.

Questa innovativa e consapevole corrente di pensiero si imposta su una riduzione volontaria e controllata dei consumi e della produzione, per riportare equilibrio negli ecosistemi e ridare importanza alle persone e non più alle cose.

Serge Latouche, il più importante sostenitore della teoria della decrescita, sottolinea con forza l’urgenza di un necessario cambio di prospettiva. Consumo, profitto, aumento del PIL sono attualmente i paradigmi imprescindibili dell’economia.

Cosa significa dunque optare per la decrescita? Non è solo una nuova economia, ma una società del tutto diversa su cui costruirla, partendo dalla sostenibilità, dall’autosufficienza e dall’autogoverno, prima che sia troppo tardi.

Dobbiamo diventare dei monaci e rinunciare a tutto quello che abbiamo faticosamente guadagnato finora? Certamente no. La riduzione della produzione e dei consumi non significa necessariamente una riduzione del benessere, ma una ricerca di una vita migliore. La crescita del PIL equivale ad una crescita del benessere? Pare di no. Le malattie, gli incidenti, i disastri naturali (spesso causati da incuria) fanno aumentare il PIL. Allora questo non deve più essere l’Indicatore della crescita economica.

L’uso della parola ‘decrescita’ non sta ad indicare una crescita negativa dell’economia, ma una crescita diversa. ‘Generazione decrescente' è il libro di Andrea Bertaglio che descrive la generazione dei trent’enni di oggi, che per la prima volta avrà meno di quanto hanno avuto i propri genitori. Se da un lato questo è un po’ deprimente, dall’altro la rende una generazione consapevole del proprio ruolo e della pericolosa china su cui il consumo isterico e la produzione incontrollata ci hanno portato negli ultimi decenni. La decrescita per Bertaglio non è una recessione intenzionale, ma un sistema di valori da cui ripartire per costruire un mondo migliore.

La decrescita sembra lontana da qualsiasi discorso si affronti tra i grandi dell’economia. Ma, ne siamo convinti, le rivoluzioni partono dal basso. È da noi consumatori che deve partire il cambiamento di rotta, dal nostro quotidiano, dalle nostre abitudini.

Volete vedere con i vostri occhi l’esperienza di chi ha scelto di vivere senza il mito della crescita infinita? Di chi nel quotidiano vive la teoria della decrescita in tutti i gesti di ogni giorno? “Presi per il PIL” è un documentario sulla 'decrescita applicata' nonostante tutto. 

Andrea ci porta con sé in un viaggio lungo lo stivale per raccontarci la storia di chi ce la sta facendo. Gli abitanti di Pescomaggiore (AQ) che con l’aiuto di volontari sta costruendo un eco-villaggio. Marta e Giorgio che hanno deciso di allevare capre e produrre formaggio con i loro figli in provincia di Cuneo. Roberto, ex avvocato, cha ha scelto un lavoro part-time per tornare in provincia di Cagliari con la famiglia dove si autoproduce quasi tutto. E il Movimento per le Decrescita Felice che con le sue attività insegna a vivere decrescendo, anche in una grande metropoli.

Quattro storie che ci sorprendono e ci sollevano. Ci sollevano da quell’ansia costante che le montagne russe del PIL ci fanno vivere ogni trimestre, quel sotterraneo timore che il calo del PIL significhi perdere i nostri privilegi. Sì, un po’ di ansia viene a tutti. Vivere senza essere schiavi dei soldi e del PIL è possibile, e non solo per i pochi che ‘se lo possono permettere’, ma per tutti coloro che hanno voglia di rimettersi in gioco e rivedere i propri schemi di pensiero e di consumo.

Autoproduzione, riuso, riciclo, muoversi il più possibile senza auto, queste le basi di partenza, poi da lì nascono nuovi percorsi che prima non si sarebbero mai immaginati, provare per credere… E scegliere l'usato ogni giorno, riutilizzare gli oggetti che gli altri non usano più, reimmettere in circolo quello che non serve più a noi è parte di questo cambiamento, Mercatopoli vuole essere parte del cambiamento. E voi?