Riuso è una parola densa di significato. Nel nostro lavoro abbiamo quotidianamente a che fare con oggetti che sono già stati in altre case, sfruttati dalle altre persone, fatti funzionare da altre famiglie.
La nostra cultura, sviluppatasi con il boom economico a partire dagli anni cinquanta, ci ha abituato al consumo facile e veloce, al tutto subito, innescando una spirale di produzione e produttività che, se da un lato è stata grande fonte di benessere e di progresso, dall’altro ci ha illuso che il mondo possa crescere all’infinito.
Tutti parlano di crescita economica, relegando all’aumento del prodotto interno lordo qualsiasi sentore di benessere per la nostra società.
D’altro canto, il momento di crisi del nostro sistema è affiancato ai grandi problemi ambientali che affliggono sempre di più la nostra terra, portando di pari passo mancanza di risorse primarie (si pensi all’acqua e alla terra) e inquinamento a danno delle generazioni future. Il riuso si iscrive pienamente in questo strano delirio come una delle soluzioni possibili per calmierare alcuni dei problemi in cui il mondo si è infilato.
Il riuso è un inno alla sobrietà e al tempo stesso diventa passione e scoperta. Chi frequenta i mercatini dell’usato lo sa: si trovano oggetti particolari, veri pezzi unici, a volte di grande valore (modernariato, vintage, design) che ci permettono di rendere la casa un po’ diversa, di allontanarci dal prodotto omologato della grande distribuzione, facendo al tempo stesso un piacere al pianeta.
Riutilizzare le cose significa fermare lo scempio dello sfruttamento sconsiderato delle risorse e al tempo stesso diminuire la produzione di rifiuti, godendo del piacere di un oggetto usabile, utile, di qualità. Se un oggetto finisce in un mercatino o in un negozio dell’usato dopo essere stato utilizzato, significa che la sua qualità è buona, se non ottima, che ha mantenuto la sua funzionalità e che può avere nuova vita altrove.
Inoltre, il riuso permette al consumatore di risparmiare notevolmente, ottenendo esattamente ciò che gli interessa o che gli piace. A volte siamo fin troppo coinvolti da bisogni indotti che non rispondono minimamente alle nostre necessità reali: per un meccanismo psicologico sottile e potentissimo finiamo per acquistare oggetti che semplicemente ci emozionano e che nella realtà non ci servono, quindi inevitabilmente finiscono in un angolo della casa, inutilizzati.
Il vantaggio del riuso è anche questo: una volta che ne prendiamo consapevolezza possiamo portarli nel mercatino dell’usato più vicino a casa e rimetterli in circolo per chi ne ha davvero bisogno.
In definitiva, riuso significa razionalità nella gestione delle cose che ci servono, sobrietà, attenzione alla qualità, valorizzazione dell’oggetto per la sua funzione, risparmio economico personale e grande attenzione all’ambiente, in un’ottica di sostenibilità che permette alle generazioni a cui lasceremo la terra di vivere sempre meglio!