Autoproduzione: il tofu fatto in casa
In questo periodo siamo in piena fase di autoproduzione. O meglio…sono… Volenti o nolenti in casa mi vengono dietro. Li faccio un po’ dannare tra intrugli ed esperimenti, ma poi, anche se brontolano, i miei ragazzi non riescono a nascondere un po’ di soddisfazione. Anche quando autoproduciamo cose che gli hanno sempre fatto storcere il naso. In questo caso il tofu.
Il tofu si ottiene dalla cagliatura del latte di soia e dalla sua pressatura. Il procedimento è simile a quello del formaggio. La quantità e la qualità delle sue proteine è tale da essere considerato uno degli alimenti ideali nella dieta vegetariana. Si fa risalire la sua diffusione in tutto l’estremo Oriente a ben due millenni fa. Una storia lunga e gloriosa.
Ma insomma… come si fa il tofu? E’ stato più semplice del previsto.
Avevo in dispensa un sacchetto di soia gialla e non sapevo che farne. Non è tanto buona da mangiare e neanche tanto digeribile. Quindi? Ne ho ricavato più di quanto avrei sperato.
Cosa serve:
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500g soia gialla
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Acqua
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Succo di un limone (si usa più spesso il nigari, che si trova nei negozi di alimentazione naturale ma ho preferito usare quello che avevo in casa)
Ho messo in ammollo la soia per 24 ore poi l’ho lavata accuratamente
Ho messo a bollire 5 litri di acqua. Una volta portata a bollore e fatta raffreddare un po’ ho aggiunto 2,5 litri alla soia in un frullatore. Ho frullato il tutto il più finemente possibile.
Con una garza alimentare (che ho acquistato in rete ma che si può trovare in erboristeria o nei negozi di alimentazione naturale) ho filtrato nella pentola il mio intruglio (ho anche tenuto da parte mezzo litro di latte di soia da utilizzare per altro). Ciò che resta nella garza si chiama okara, il liquido che colerà nella pentola invece è puro latte di soia. L’okara è preziosissima. Va strizzata bene e può essere usata in molti modi. Io ne uso una parte come concime per le mie piante, perché è ricca di nutrienti importanti, una parte nelle pappe dei miei gattoni quando arrivo a prepararla, una parte la faccio seccare e la utilizzo insieme al pane grattugiato o anche da sola.
Tornando al latte di soia ho mescolato bene il contenuto della pentola e l’ho portato a bollore per 7-10 minuti. Infine ho aggiunto il succo di un limone e mescolato qualche istante. In pochi secondi il liquido ha iniziato a cagliare. Ho lasciato riposare 20-30 minuti. Ho filtrato la cagliata strizzando bene (e qui è intervenuta la forza bruta del marito) e messo a colare sotto un peso per mezz’ora.
Alla fine ne è uscito un panetto di tofu davvero sodo e decisamente più saporito di quello del supermercato. Si può pressare per meno tempo per ottenere una consistenza più morbida, simile alla ricotta. La prossima volta abbiamo deciso di aromatizzarlo. Basta aggiungere gli aromi che si preferiscono prima della cagliatura.
I costi? Un panetto di tofu viene circa 2,50€, un sacchetto di soia gialla 1,50€, ma io ne ho ricavato anche mezzo litro di latte di soia in più con cui mio marito ha provato a fare la crema pasticcera vegana e l’okara. Ne vale la pena.
Esperimento riuscito. Ma soprattutto apprezzato anche dai bambini. Ho saltato il tofu tagliato a cubetti nell’olio, cipolla, aglio e salsa di soia insieme a patate e topinambur.