Lago di Carezza - Alto Adige: la leggenda di Ondina
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Narra la leggenda che...il lago di Carezza

Martedì 06 Maggio 2014
Annalisa Aloisi

Esiste un lago tra i monti delle Dolomiti che chiamano il “lago dell’arcobaleno”. E’ il lago di Carezza, a 25 km da Bolzano, nell’alta val d’Ega. Un meraviglioso specchio d’acqua in cui troviamo tutti i colori dell’iride. E… sulle sue rive, una splendida ninfa. Sapete perché? La leggenda narra che….

Tanto tanto tempo fa viveva nel lago di Carezza una bellissima Ondina che spesso si sedeva sulla riva a cantare bellissime canzoni. Era però molto schiva e quando sentiva avvicinarsi qualcuno scappava rituffandosi nell’acqua.

Nel grande bosco che dal lago sale su fino alle cime del Latemàr abitava uno Stregone. Un giorno lo Stregone passando vicino al lago vide la ninfa cantare su una roccia e fu talmente colpito dalla sua splendida voce e dalla sua bellezza che decise di rapirla. Quando però cercava di avvicinarsi per prenderla, lei scappava nelle remote profondità dell’acqua. Quando questo succedeva lo prendeva un tale furore che scatenava terribili temporali sui monti del Latemàr e scagliava fulmini nel lago di Carezza. Ma l’Ondina, al sicuro sul fondo del lago, rideva di lui.

Lo Stregone capì che così non sarebbe mai riuscito ad avvicinarla e decise di usare i suoi poteri magici. Si trasformò in lontra e, quando la ninfa iniziò a cantare sulle sponde, si avvicinò nuotando alla riva deciso a catturarla. Gli uccelli però, che ogni giorno si radunavano sui rami vicino all’Ondina per sentirla cantare, si accorsero del pericolo imminente e iniziarono a cinguettare e volare disordinatamente fino a quando l’Ondina capì che c’era in agguato un pericoloso predatore e con un salto si tuffò nel lago.

Lo Stregone era furioso e voleva scatenare la sua rabbia contro gli uccelli e sradicare gli alberi, ma così avrebbe perso per sempre l’opportunità di rapire la bella Ondina. Decise dunque di salire sul Vajolòn, il Catinaccio, per consultare una Stria del Masarè che abitava lassù. La strega rise e rise di questo stregone incapace e lo prese in giro, ma decise di dargli un consiglio.

La ninfa, gli disse, non ha mai visto l’arcobaleno. Tu creane uno, il più bello mai visto, che abbia un’estremità sulle cime del Latemàr e una nel lago. Appena la ninfa lo vedrà, uscirà dall’acqua per ammirarlo. Tu ti trasformati in un mercante, con una bella barba bianca e un sacco pieno di oggetti d’oro e pietre preziose. Con passo fermo e tranquillo avvicinati all’arcobaleno ed esclama “Oh gurda! Questo è quel tessuto con cui si fanno i gioielli d’aria che mi hanno chiesto le principesse!” Taglia un pezzo di arcobaleno e mettilo nella borsa da cui farai cadere l’oro e le pietre. La ninfa si avvicinerà e vorrà parlare con te di questo prodigio. Invitala a seguirti nella tua casa piena di ricchezze e meraviglie e sarà tua!”

Lo Stregone fu subito entusiasta del piano e quello stesso giorno costruì l’arcobaleno più bello che si fosse mai visto, facendolo arrivare nel lago di Carezza. Non appena l’Ondina vide quei meravigliosi colori uscì dall’acqua e si avvicinò all’arcobaleno. Lo Stregone, sicuro che ormai fosse fatta, iniziò a correre giù dalla montagna, ma nella foga dimenticò di trasformarsi nell’innocuo mercante di gioielli. Appena la ninfa lo vide lo riconobbe subito e con un salto si inabissò nel lago.

Lo Stregone fu tanto preso da una tale furia che sradicò gli alberi, scagliò pietre e macigni nel lago e alla fine prese l’arcobaleno lo straccio in mille pezzi e lo gettò nell’acqua. Poi tornò sulla sua montagna e non si fece mai più vedere.

Intanto però i colori dell’arcobaleno si erano sciolti sulla superficie dell’acqua e lì sono rimasti fino ad oggi. Ecco perché il lago di Carezza ha tutti i più bei colori dell’arcobaleno.

(tratta da “I Monti Pallidi”, C.F. Wolff)




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