Tempo. Nuove vite e tempo di riuso!
Tempo. Tempo troppo saturo di impegni, tempo sprecato inutilmente o utilizzato con intelligenza, tempo tiranno, tempo che scorre troppo lento nell’agonia di un’attesa, tempo per portare avanti i progetti o per inventarne di nuovi, tempo per fare ginnastica o per crogiolarsi nell’ozio più assoluto, tempo per lavorare, tempo per andare in vacanza, tempo per evadere impegni, per prendere altro tempo.
Tempo che non basta mai o che scorre via troppo in fretta, tanto che poi ti accorgi di non aver avuto il tempo di fare nulla, che i minuti, le ore, i giorni ti sono scivolati via dalle dita, tempo per riprendere fiato, tempo per sorridere a qualcuno, tempo per arrabbiarti, tempo per essere felice o per non esserlo affatto.
Tempo. Io il tempo lo scandisco da sempre, da tante vite. Ho accompagnato queste esistenze secondo per secondo con precisione maniacale, bevendone ogni singolo attimo e la bellezza della loro diversità. Per questo non ho mai conosciuto noia o stanchezza, ma solo vita.
Era una vita straordinariamente pulsante di coraggio quella del soldato che nel 1915 mi portò con se a conoscere la guerra. Siamo sopravvissuti tutti e due ai colpi di un cecchino: lui se l’è cavata con una ferita al polso, io con una lieve scalfittura. Nessuno dei due si è fermato: né io, né tantomeno lui. Mi ha insegnato a non aver paura di esistere, mi ha insegnato a non temere nulla, neppure il tempo che – inesorabile – a un certo punto l’ha trascinato via da me.
Ho incontrato poi il fascino di una penna stilografica accompagnata dagli svolazzi leggeri di una mano sinistra. Lui era mancino, una particolarità che mi ha sempre affascinato. Allora ho conosciuto la novità di vivere a destra, una cosa che non mi è più capitata nella vita. Grazie a lui ho visto nascere parole, pensieri, emozioni, lacrime e gioia: tutti racchiusi nei libri che scriveva. Mi manca il rumore del pennino che feriva senza cattiveria il foglio bianco colmando i minuti di infinite notti insonni. Mi manca lui, inghiottito come l’altro dalla fine del suo tempo.
Tempo. Ho continuato a scandirlo stavolta cullato dal ticchettio di una macchina da scrivere. Ho conosciuto la frenesia della redazione di un giornale, il frastuono delle rotative, l’odore pungente dell’inchiostro, il chiasso incessante dei telefoni che non smettevano mai di squillare, l’amore proibito di due amanti. Ho contato i pochi minuti a loro disposizione negli incontri clandestini, la paura di essere scoperti, il brivido dei baci rubati, l’attesa insopportabile di un nuovo attimo pieno di tempo, tempo che non avevano mai a sufficienza.
Tempo. Continuo a contarlo anche oggi, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora. Io ne ho ancora molto da vivere prima che qualcuno mi noti di nuovo sullo scaffale, accarezzi la scalfittura sul vetro del quadrante senza per questo considerarmi vecchio, ma un piccolo eroe di guerra, si innamori di me e chieda al negoziante se è vero che me ne vado in giro da oltre un secolo.
So che accadrà, che vivrò ancora nuove vite e me le godrò tutte, prima che gli ingranaggi si inceppino per sempre. Allora non potrò più contare il tempo. Mi fermerò, finalmente, accarezzato dalla certezza di aver contato per qualcuno.