Energie rinnovabili: il futuro è nel rabarbaro
E se si potessero sfruttare le proprietà delle piante per immagazzinare energia in maniera ecologica?
Sul fronte delle rinnovabili la ricerca sta facendo passi da gigante, proponendo soluzioni sempre diverse, anche per contribuire alla sfida lanciata da tutte le società energetiche mondiali: sostituire gli impianti termoelettrici con solare, eolico, geotermico e altri sistemi rispettosi dell'ambiente.
Uno dei temi più caldi riguardo il risparmio energetico è quello delle batterie, perché rappresentano una considerevole fonte di inquinamento. Grazie ad una start up italiana però, le cose potrebbero cambiare. Anzi, stanno già cambiando.
È della Green Energy Storage infatti la prima batteria al rabarbaro, biocompatibile, facile da gestire e a basso costo. Andiamo subito a conoscerla nel dettaglio.
La super batteria green al rabarbaro: cos'è e come funziona
La tecnologia alla base della soluzione sviluppata da Green Energy Storage sfrutta una molecola prodotta dalle piante durante la fotosintesi chiamata chinone, estraibile dal rabarbaro e da altri vegetali. Si tratta della prima batteria a flusso organica per l'accumulo dell'energia rinnovabile, sperimentata in collaborazione con Sorgenia. È stato Salvatore Pinto, presidente della start up, ad acquistare il brevetto nel 2015 dall'Università di Harvard, cogliendone subito l'enorme potenziale.
Non siamo davanti alla solita classica teoria. Qui parliamo di una batteria che funziona davvero, un progetto che nei prossimi anni rivoluzionerà il modo di produrre e utilizzare l'energia. Gli esperimenti lo dimostrano: dopo un anno di ingegnerizzazione il prototipo da pochi watt si è trasformato in una grossa pila da 3 kilowatt di potenza e da 10 kilowattora.
La batteria al rabarbaro è un accumulatore di energia simile al PowerWall di Tesla, una super pila capace di immagazzinare corrente per poi rilasciarla nel momento del bisogno. Ecco perché è stata pensata per l'efficienza e il risparmio energetica di abitazioni, edifici commerciali e imprese. L'obiettivo è di sbarcare sul mercato entro il 2018 con diverse tipologie di batterie a flusso organiche, diventando un punto di riferimento per le reti elettriche del futuro.
Cambiamenti in vista: dal rabarbaro alla batteria "infinita"
L'International Energy Agency stima che entro il 2021 il 28% dell'energia elettrica globale verrà prodotta principalmente dal fotovoltaico e dagli impianti eolici. E nel prossimo decennio saranno sempre di più le abitazioni e le aziende capaci di gestire in modo autonomo l'approvvigionamento energetico, facendo il pieno di energia quando costa meno (nelle fasce notturne) per poi usarla nel corso della giornata.
Oltre alla batteria a base di rabarbaro, che permetterà di rispettare l'ambiente grazie alla sua tecnologia ecosostenibile, ci sono anche altre novità in materia di batterie. L'Università della California, ad esempio, ne ha recentemente sviluppata una basata sull'uso dei fili nanometrici, in grado di sostenere centinaia di migliaia di cicli di ricarica, sopravvivendo fino a 400 anni. Si tratterebbe dunque di una batteria che punta su una durata praticamente infinita.
Che l'era dell'inquinamento, dello spreco di energia e della dipendenza dal petrolio stia finalmente volgendo al termine? Speriamo di sì!